mercoledì 20 aprile 2011

Omaggio a Ignazio Buttitta, poeta siciliano. "Lingua e dialetto"

LINGUA E DIALETTO


U popolo
mittìtilu a catina
spugghiàtilu
attuppàtici a vucca,
è ancora libiru.

Livàtici u travàgghiu
u passaportu
a tavola unni mancia
u lettu unni dormi,
è ancora riccu.

Un populu
diventa poveru e servo,
quannu ci arròbbanu a lingua
addutata di patri:
è persu pi sempri.

Diventa poviru e servu,
quannu i paroli non figghianu paroli
e si màncianu ntra d'iddi.

Mi nn'addugnu ora,
mentri accordu a chitarra du dialettu
ca perdi na corda lu jornu.

Mentri arripezzu
a tila camuluta
chi tisseru i nostri avi
cu lana di pecuri siciliani.

E sugnu poviru:
haiu i dinari
e non li pozzu spènniri;
i giuielli
e non li pozzu rigalari;
u cantu,
na gaggia,
cu l'ali tagghiati.

Un poviru,
c'addatta nte minni strippi
da matri putativa,
chi u chiama figghiu
pi nciùria.

Nuàtri l'avevamu a matri,
nni l'arrubbaru;
aveva i minni a
funtani di latti
e ci vìppiru tutti,
ora ci sputanu.

Nni ristò a vuci d'idda,
a cadenza,
a nota vascia
du sonu e du
lamentu:
chissi non nni
ponnu rubari.

Nni ristò a
sumigghianza,
l'annatura,
i gesti,
i lampi nta
l'occhi:
chissi non nni
ponnu rubari.

Non nni ponnu rubari,
ma ristamu poviri
e orfani u stissu.

_______________________

Un popolo
mettetelo in catene
spogliatelo
tappategli la bocca
è ancora libero.
Levategli il lavoro
il passaporto
la tavola dove mangia
il letto dove dorme,
è ancora ricco.
Un popolo
diventa povero e servo
quando gli rubano la lingua
ricevuta dai padri:
è perso per sempre.
Diventa povero e servo
quando le parole non figliano parole
e si mangiano tra di loro.
Me ne accorgo ora,
mentre accordo la chitarra del dialetto
che perde una corda al giorno.
Mentre rappezzo
la tela tarmata
che tesserono i nostri avi
con lana di pecore siciliane.
E sono povero:
ho i danari
e non li posso spendere;
i gioielli
e non li posso regalare;
il canto
nella gabbia
con le ali tagliate.
Un povero
che allatta dalle mammelle aride
della madre putativa,
che lo chiama figlio
per scherno.
Noialtri l’avevamo, la madre,
ce la rubarono;
aveva le mammelle a fontana di latte
e ci bevvero tutti,
ora ci sputano.
Ci restò la voce di lei,
la cadenza,
la nota bassa
del suono e del lamento:
queste non ce le possono rubare.
Non ce le possono rubare,
ma restiamo poveri
e orfani lo stesso.

3 commenti:

  1. Complimenti... "LA DISCUSSIONE" scriverà dei poeti "dialettali" di tutte le Regioni d'Italia. Prova a leggerci. Ciao Calogero

    POETI SI! FESSI... NO!
    Carissime amiche, cari amici...
    “LA DISCUSSIONE” con un bel post, nel Novembre dell’anno scorso, ha approvato l’insediamento del provvidenziale “Governo Mario Monti”, indicato dal Capo Dello Stato GIORGIO NAPOLITANO come statista capace di mettere sulla “buona strada il Paese". Imponendo cosi una svolta etica e sociale. Utilissima ad esonerare la declassata rappresentanza politica italiana, ridicolizzata in tutto il mondo. Abbiamo gioito... si! Abbiamo festeggiato. Ma non approviamo l’errore di cambiare l’articolo 18 dello Statuto Dei Lavoratori. Non possiamo permettere che si licenzi per “motivi economici”: significa lasciar fare alle aziende quel che vogliono. La linea di “LA DISCUSSIONE” è chiara: Poetica Onestà. Il nostro scopo principale è artistico letterario e dare rilievo alla Poesia e a tutte le Arti, con accenni ai problemi sociali con pareri personali. Desideriamo far sapere che tra I nostri amici ce ne sono alcuni che hanno fame... e hanno perso la dignità di Esseri Umani. O per disoccupazione o per una misera pensione. L’arricchimento di pochi, e il declino dell’Italia lavoratrice ed imprenditrice, ha come responsabili tutti i politici del nostro Parlamento: due Camere di incapaci. E’ prerogativa del poeta scrivere un testo poetico come CARESTIA E PENSIONE che vi proponiamo di leggere su www.tuttokalosghero.blogspot.com per una Vostra “riflessione”. Grazie...
    Inviate un vostro parere a”LA DISCUSSIONE” calogero.digiuseppe@fastwebnet.it

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  2. Ciao Calogero. Mi pareva di aver già letto qualcosa di analogo nel tuo blog. Ora tento a risponderti ancora qualcosa (pur se con ritardo). E con estrema amicizia. Devo dirti che non tutto mi sento di condividere di questo duo dire circa l'articolo 18. Per esempio, se un datore di lavoro non ha più la forza di andare avanti e ha alle sue dipendenze degli operai, come fa a pagare a costoro lo stipendio? Non credi sia più giusto lasciare a casa qualche dipendente piuttosto che andare gambe all'aria? Oppure credi (girando il discorso) che c'è alcun dipendente che lavorerebbe senza percepire lo stipendio? Questo s'intende se il tutto dovesse rispondere alla realtà dei fatti e non invece a sotterfugi di dubbia onestà. Al contrario, il dipendente può benissimo ricorrere in tribunale per difendere un suo interesse. Qui devono essere ben chiari anche tutti i sindacati.

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  3. Ciao...
    Ti scrivo subito dopo aver letto la tua graditissima nota.Purtroppo siamo in una situazione degenerata e le soluzioni non sono facili perchè non c'è più fiducia di nessuno per nessuno.Hai ragione ci sono datori di lavoro in condizioni da non poter più pagare lo stipendio ma è cautelato dalle leggi e dalle regole esistenti. L'articolo 18 serve per frenare gli imprenditori disonesti, specie quelli non più artigianali che sono tanti.
    Grazie per la tua sincerità. Io sono soltanto un sognatore che sbaglia continuamente. Ciao Calogero...

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